Farfalla

Manca poco alla mezzanotte, cammino tranquillo sul sentiero di sabbia poco illuminato tra i pini marittimi e le capanne, il rumore dell’animazione del villaggio vacanze diminuisce mentre mi allontano dalle zone comuni.
I pensieri, inquieti ed agitati come farfalle colorate, mi portano verso il pontile; affollato di giorno da persone che prendono il sole e si tuffano in acqua, ora è deserto.
Passo accanto agli scogli dove due ragazzi si stanno baciando al buio, raggiungo la zona pianeggiante alla base del molo, una coppia conversa a bassa voce seduta sui lettini di plastica bianca.
I passi risuonano mentre cammino lentamente sul pontile di legno, il mare è calmo, la lieve brezza del giorno si è fermata, solo un sommesso sciabordio proviene dagli scogli sulla riva.
Gli occhi si stanno abituando al buio, nella notte senza luna, lievi bagliori guizzano nell’acqua, forse gamberetti, mi chino per guardare meglio, no, non è bioluminescenza.

Il cielo a mezzanotte del 21 giugno 2020 guardando a est da Pakostane (Croazia) – Stellarium

mi alzo in piedi e guardo verso l’alto, per la prima volta la vedo, maestosa ed infinita. Una scia lattiginosa nel cielo nero, la Via Lattea!
Rimango ad osservarla silenzioso, riconosco dalle foto le stelle e le costellazioni che la punteggiano: a sud, nella zona più luminosa del centro galattico c’è la forma a teiera del Sagittario e poi risalendo l’Aquila con Altair, Deneb nel Cigno, la luminosa Vega allo zenith fino a Cassiopea dove la Via Lattea sfuma a nord.

Lentamente apro le braccia, alzo lo sguardo al cielo.
Un istante di consapevolezza si cristallizza intorno a me e il tempo sembra fermarsi.

Percepisco chiaramente la mia posizione sul pianeta: nel solstizio d’estate 2020, a quarantacinque gradi sul bordo della Terra, proteso verso il cielo, le braccia allineate al piano orbitale, la luna e il sole in eclissi alle spalle, guardo rapito lo spazio esterno al sistema solare.

La luce di innumerevoli stelle, proveniente da luoghi e tempi immensamente lontani, converge attraverso gli occhi in un luogo della mente.
Nello stesso momento nel cervello tutti i moduli pulsano sincronizzati.
Il modulo visivo associa la luce al concetto stella che richiama i nomi e le esperienze collegate, miriadi di connessioni agiscono all’unisono raggiungendo le aree frontali della coscienza.

Il tempo riprende a scorrere e così il respiro.

Non fa freddo ma sulla pelle ho strani brividi, quasi che il corpo non basti più a contenermi.
Sono un punto infinitamente piccolo, al centro di innumerevoli rette, eccezione straordinaria, a tratti consapevole.

Un lieve bagliore colorato.
Una farfalla iridescente spezza i miei pensieri, si posa sul dorso della mano ancora rivolta al Sagittario e con un leggero battito d’ali vola via, verso il mare aperto.

Note sui 5 sensi

Chimica:sistema olfattivo e gustatorio.
E’ la base per le interazioni con l’ambiente delle cellule ai primordi della vita. I suoi diffusi collegamenti con l’archeocorteccia cerebrale fanno pensare che il senso dell’olfatto sia stato uno dei primi ad essersi sviluppato negli esseri viventi.

Di prossimità : tatto
I recettori periferici specializzati trasformano gli stimoli meccanici e termici applicati alla cute in impulsi nervosi e li trasmettono attraverso le fibre nervose sensitive, ai centri nervosi superiori, dove vengono decodificati.

Distanza: udito
Il sistema uditivo periferico inizia con l’orecchio ed è deputato alla prima fase della trasduzione del suono. Questi primi componenti del sistema uditivo non fanno direttamente parte del sistema nervoso, tuttavia sono strettamente connessi ad esso. Eseguono la traduzione meccanoelettrica delle onde pressorie sonore in potenziali d’azione neuronali.
Distanza: Vista
Le cellule fotoricettive trasmettono il segnale nervoso alle cellule gangliari con le quali fanno sinapsi. Gli assoni delle cellule gangliari si riuniscono e danno origine al nervo ottico, il quale prosegue attraverso il foro ottico della cavità orbitaria e giunge nella fossa cranica media.

Componenti sensibili e elaborazione multilivello dei dati.

La comunicazione modifica il modo in cui percepiamo il mondo modificando i sistemi di elaborazione dei dati forniti dai sensi.

Cervelli diversi = mondi diversi

Sailing

Cosa significa “navigare a vela”? Per me è la stupefacente possibilità di partecipare insieme all’acqua e all’aria ad un gioco che unisce la ragione e l’emozione, le forze della natura e i limiti dell’uomo.
È nell’incontro tra i due elementi che si trova la chiave per il controllo del movimento o detto in modo più formale, “a far avanzare la barca è la forza risultante tra la pressione del vento sul centro velico e dell’acqua sul piano di deriva immerso”.
Certo le leggi della fisica lo spiegano perfettamente, ma solo chi ha cavalcato in questo spazio magico può percepirne il potente impulso vitale.
La navigazione a vela ti regala l’euforica sensazione di partecipare all’antica giostra tra il vento e il mare, proprio lì, nell’interfaccia tra aria ed acqua, dove si crea il miracolo.
Se il vento non ha nulla da dire, il mare se ne sta tranquillo, ma se il vento alza i toni il mare risponde, a volte con violenza. Quando invece i due elementi stanno nei limiti, una volta capito il gioco, anche noi possiamo dire la nostra, mettendoci in mezzo e avanzando verso la prossima boa.

“Brivido” durante la regata “Trofeo Miramare 2018”. Paolo alle vele di prua, io randista e Roberto (coperto dalle vele) al timone.

Al neurone basta poco…

Cosa pensate che ne sappia il neurone del cervello, lui si limita semplicemente ad inviare i suoi segnali quando viene sollecitato dalle giuste sinapsi.
Alle volte sono cortesi impulsi sporadici ai quali se gli va risponde o altrimenti ignora.
Quando arrivano invece combinazioni di complessità maggiore, la sua risposta è attentamente ponderata.
Succede spesso poi qualcosa di speciale, quando l’area cerebrale tutto intorno si mette ticchettando a risuonare, il neurone scarica sintonizzato con il ritmo, in un fantastico concerto di impulsi armonizzati.
Che poi questa sinfonia sia funzionale a qualche ineffabile attività superiore al neurone poco importa, nessun problema esistenziale, lui fa quello per cui è nato: scarica il suo segnale come sa fare. E questo gli basta.

The neuron is happy with little

What do you think the neuron knows about the brain, he simply sends out his signals, when he is activated by the right synapses.
At times, they are sporadic kind impulses to which, if he likes, he respond or otherwise ignore.
When combinations of greater complexity come instead, his answer is carefully considered.
Then something special often happens, when the brain area all around is ticking to resonate, the neuron discharges tuned with the rhythm, in a fantastic concert of harmonized pulses.
That this symphony is functional to some ineffable superior activity to the neuron does not matter, no existential problem, he does what he was born for: he sends out his signal as he knows how to do. And for him that’s enough.

ISS – International Space Station

La Stazione Spaziale Internazionale orbita sopra le nostre teste oltre l’atmosfera alla quota di circa 300 chilometri, viaggiando a 7.66 km al secondo ovvero a 27. 576 km all’ora. Percorre un’orbita completa in poco più di un’ora e mezza. Non dispone di luci esterne potenti e per vederla è necessario che passi sopra di noi poco dopo il tramonto o poco prima dell’alba in modo da riflettere la luce del sole. Dal monte Pizzoc, sopra Vittorio Veneto, ho atteso il suo passaggio. La scia bianca che si vede in cielo è il riflesso del sole che l’astronave in corsa ha impresso sul sensore della fotocamera. È spezzata in quattro segmenti perché la foto è in realtà la somma di quattro scatti della durata di 30 secondi ciascuno. La pianura illuminata in basso, il pianeta Giove nel cielo stellato e la stazione spaziale in transito sono i protagonisti di questa immagine.


T
he International Space Station orbits over our heads beyond the atmosphere at an altitude of about 300 kilometers, traveling at 7.66 km per second or 27. 576 km per hour. Go through a complete orbit in just over an hour and a half. It does not have powerful external lights and to be able to see it, the Station has to fly over us shortly after sunset or just before dawn to reflect the sunlight, still or already visible from that height. From Mount Pizzoc, above Vittorio Veneto, Italy, I awaited its passage. The white trail you see in the sky is the trace of the reflected sun that the spaceship in its stroke has impressed on the camera sensor. It is broken into four segments because the photo is actually the sum of four shots lasting 30 seconds each. The sparkling plain at the bottom, the planet Jupiter in the starry sky and the space station in transit are the main actors of this shining spectacle.

Passage of the International Space Station over the skies of Veneto

Era lì, che aspettava solamente il mio arrivo per mettersi in posa.

Questa creatura è un sirfide, è un parente della mosca ma si finge un’ape per sembrare più pericoloso. E’ stupefacente la sua capacità di stazionare in volo per poi schizzare via improvvisamente. Per fortuna questo soggetto si è mostrato abbastanza collaborativo e si è lasciato avvicinare, a dire il vero si è posato proprio sul fiore che stavo inquadrando. Detto così sembra facile… vi risparmio tutti gli scatti sfocati o mossi. In ogni caso una foto come questa, mi ripaga per tutti i tentativi non riusciti. 

Camera Canon EOS M50 – ISO 100 – 1/200 sec. –  f/5 – Ottica Canon EF-M28mm f/3.5 MACRO

Spesso la meraviglia è nascosta in bell’evidenza.

Un obiettivo macro, un terrazzo, molta pazienza e centinaia di scatti.
Al termine di questo “safari fotografico” ho selezionato quattro immagini: una piccola formica che si sporge dal bordo di un vaso da fiori, un ragnetto che tenta invano di colpire un porcellino di terra ben corazzato, una mosca in cerca di qualcosa e un altro piccolo ragno saltatore dagli occhi color smeraldo.