L’incontro

20 maggio 2022 – Pico de Areeiro – Isola di Madeira

Sto scorrendo svogliatamente l’elenco dei contatti nella rubrica del telefono quando appare il suo nome. Mi fermo per un attimo e i pensieri inciampano: non ci sentiamo da più di vent’anni!

L’ho rivista una volta soltanto dopo la fine della nostra storia, durante una festa di matrimonio, un bel matrimonio di cari amici che vedo spesso ancora adesso.
La sua figura si staglia immobile nel controluce di una vetrata che dà sul giardino.
Improvvisamente sento pulsare il sangue nelle orecchie, un rumore che attutisce ogni altro suono. Perdo il contatto con la realtà.
Mi guarda sorridente, è più alta di quanto mi ricordassi, sono sorpreso e felice di rivederla.
Un breve saluto formale mentre cerco di ritornare con i piedi a terra.
Nella mente scorrono fotogrammi velocissimi: la prima volta, gli sguardi trattenuti, le schermaglie iniziali, la prima consapevole decisione, l’euforia, il devastante epilogo.
«Come ti sta andando la vita?» le chiedo.
«Bene dai, e tu come stai?».

Il dolore per le macerie che l’esplosione di quella supernova aveva creato era ancora presente, o forse sono state semplicemente orgoglio e rabbia a parlare.
Di certo non ho saputo fare tesoro di quel breve incontro, non ricordo nemmeno più la sua espressione quando alla fine ci siamo salutati.

Di lei adesso ho solamente una tenue traccia, un vecchio numero di telefono sopravvissuto ai trasferimenti della mia rubrica su almeno 6 o 7 cellulari diversi e che ora, dopo più di vent’anni, mi guarda da un’icona vuota con il suo nome aziendale salvato su Whatsapp.

E cosi, come si getta un sasso nell’abisso oscuro per coglierne l’eco, digito un semplice messaggio, solo il suo nome, seguito da un punto interrogativo.
E clicco invio.